Foto da Lifegate.com
La Fase 2 è ufficialmente iniziata, con essa si sono aperte moltissime questioni inerenti la mobilità sostenibile, prima fra tutte: in che modo si evolverà? Le scuole di pensiero sono diverse, ma il baricentro della discussione, soprattutto in seguito alla drastica crisi dovuta al blocco per l’emergenza sanitaria e all’inevitabile cambiamento che la mobilità ha subito, sposta l’ago della bilancia un pensiero comune, ovvero se sarà o meno al centro delle scelte politiche. Partendo dal presupposto che, stando a quanto dichiarato dagli esperti, una ripartenza del paese, sarà possibile solo se saranno prese in considerazione tutte le ipotesi utili al fine di rendere sicura ed efficace la mobilità, sono molte le problematiche legate al ritorno alla “normalità” che il settore sta riscontrando. L’ingombrante calo della produzione e di conseguenza anche delle vendite che ha piegato moltissime aziende è uno di questi. Le aziende, per ripartire e rimettere in moto i macchinari lasciati spenti per quasi due mesi, avranno bisogno di ulteriore tempo e soprattutto, dovranno dare priorità a quelle che saranno realmente le richieste del mercato post emergenza. Se da una parte si schierano i difensori dei veicoli tradizionali, anche motivati da un mercato più ampio e dal fatto che molti prediligeranno l’auto personale per contenere il contagio, dall’altra ci sono invece tutti gli attori impegnati nella difesa della mobilità sostenibile e delle tecnologie ibride ed elettriche, che vedono inoltre speranza nell’equazione: maggiore mobilità sostenibile, meno inquinamento e di conseguenza meno propensione alla diffusione del contagio. Il dibattito resta aperto soprattutto in Italia, in cui nonostante diverse amministrazioni comunali, spinte anche da molte lettere inviate da associazioni ambientaliste, abbiano avviato riflessioni importanti, la diffusione della cultura sostenibile procede a passo molto lento. L’allarme clima, va specificato, resta attuale. Il rischio di maggiore inquinamento dovuto a più auto in circolazione, in questa nuova Fase 2 è dunque, a detta degli esperti, altissimo. Quello che non manca però, hanno specificato gli stessi, è l’opportunità di ripartire dal momento negativo per creare nuove opportunità attraverso un piano nazionale che preveda un cambio di direzione drastico, ma necessario. Le difficoltà saranno indubbiamente molte, soprattutto perché vi è una tendenza generale che guarda al ritorno al passato. Ne sono la prova le moltissime richieste di incentivi al diesel oltre che il rinvio dell’auto elettrica a dopo il 2025 e le proroghe dei limiti alle emissioni CO2 dei veicoli. Insomma, la vera domanda, secondo gli esperti non è se la mobilità sostenibile sarà al centro o meno, piuttosto se le politiche saranno in grado di compiere quel passo tanto coraggioso quanto rischioso che prevede una riorganizzazione della stessa, a discapito, ovviamente, delle vie tradizionali, nel tentativo di dare ad essa futuro stabile. Le scelte delle prossime settimane dunque, saranno importantissime e dovranno necessariamente confluire nella logica della difesa dell’ambiente, sia per la salvaguardia dello stesso, sia per cambiare drasticamente le abitudini dei cittadini e avviare nuovi percorsi utili anche ai fini del contenimento del contagio.