Mobilità: Nicola Chieco ricorda le tappe salienti della legislazione italiana in tema di traffico e automobili

 

Presidente emerito della Commissione Traffico dell’Automobile Club Bari-Bat, Nicola Chieco è attualmente uno dei massimi esperti sul tema della mobilità, nonché memoria storica del percorso evolutivo del settore automobilistico italiano, della legislazione sul tema e della trasformazione del concetto di mobilità a livello locale e nazionale.

Quali sono state, in Italia, le tappe salienti del percorso legislativo sul tema della mobilità?
Nel secolo ‘900, come conseguenza dell’esplosione del settore e dell’industria automobilistica, tante sono state, anche in Italia, le occasioni perché, in campo legislativo, fosse sciorinato il tema automobile: questo da un lato portava a studi approfonditi, proposte, aspettative, dall’altro, troppo spesso, ha visto i governi reagire in maniera parzialmente sorda rispetto agli input che, numerosi, provenivano dagli attori del settore. Tra questi, anche l’Aci, nato nel 1905 come un circolo “interessato” proprio al tema dell’automobile. Si è dovuto attendere fino al 1930, precisamente al 5 e 6 giugno di quell’anno per una prima conferenza italiana di studio sui temi del traffico: si è trattata della prima edizione di un appuntamento che oggi è giunto alla sua 75esima edizione e che è, tutt’oggi, un appuntamento attesissimo.

Quali erano i primi temi dibattuti agli albori delle Conferenze nazionali sul traffico?
Il principale all’ordine del giorno, per quell’anno, era la formazione dell’utente: una dimostrazione che sì, l’automobile era un mezzo di cui servirsi, ma che occorreva educare il conducente e, in generale, l’utente della strada. Sono stati i veri albori dell’educazione stradale. Purtroppo, negli anni delle due Guerre Mondiali, il dibattito ha subito una battuta di arresto ma poi, negli anni ’50, l’appuntamento annuale è stato ripreso e, con esso, il dibattito su argomenti di fondamentale importanza per la vita quotidiana e sociale degli italiani. Nel 1954, a Stresa, l’Aci ha presentato un primo progetto di Codice della Strada e, dopo alcuni anni di discussione, finalmente nel ’59 si è giunti al testo definitivo del Codice, che rappresentava la prima vera raccolta di norme precise, sempre integrabili e correggibili. E queste correzioni, in effetti, sono state applicate fino al 1992, anche in virtù dei vari passaggi di governo.

Il 1992 è stato quindi un vero e proprio anno di sbarramento per quanto concerne il Codice della Strada?
Sì, in particolar modo perché il Codice di quell’anno aggiornava, dopo una prima proposta del 1946,  l’articolo 230, rendendo obbligatorio lo studio della legislazione stradale nelle scuole, non come materia curricolare ma come trasversale a tutte, dando la possibilità ai docenti di qualsiasi disciplina di poterla insegnare. Davvero un passo importante.

Quali sono state, invece, le implicazioni urbanistiche dell’evoluzione delle leggi relative all’utilizzo dell’automobile?
Sicuramente, in questo senso, occorre ricordare che il 6 agosto del 1967 è stata emanata la Legge Ponte che rappresentava un aggiornamento della legge urbanistica del ’42. Questa, finalmente dava conforto agli automobilisti perché prevedeva l’obbligo di destinare spazi per le vetture nelle nuove costruzioni, nella misura di 20 metri per ogni appartamento del condominio. Il concetto degli attuali posti auto di pertinenza è, infatti, nato così. Poi, il 24 marzo del 1989, la Legge Tognoli ha provveduto a sovvenzionare progetti di parcheggi pertinenziali: si trattava di spazi ubicati in determinati luoghi della città, per cui il governo dava un contributo ai residenti che si consorziavano per costruire un parcheggio. A Bari, sono stati quelli gli anni dei progetti per i parcheggi interrati di piazza Giulio Cesare, piazza Cesare Battisti, Corso Cavour, piazza Massari, piazza Aldo Moro e piazza Prefettura. Infine, è stata la volta dei parcheggi scambiatori periferici: la progettazione, in questo senso, ha avuto inizio con l’area di largo Due Giugno, pensata soprattutto per chi veniva da fuori e voleva arrivare in centro con l’automobile. E, ancora, l’area di Pane e Pomodoro, sulla quale le amministrazioni erano scettiche e che, invece, oggi sappiamo quanto è utile per favorire la mobilità e limitare il traffico.

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