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Un vero e proprio robot per aiutare le persone con mobilità ridotte. Si chiama Robbie il “Cobot” ed è da poco entrato in funzione nello stabilimento Ford situato in Colonia. Obiettivo, supportare le persone che ne hanno bisogno tramite un sostegno continuo.
In particolare, Robbie, il robot collaborativo, è stato progettato per le persone disabili e con mobilità ridotte ed è capace di svolgere mansioni che per questi dipendenti sarebbero difficili se non addirittura impossibili. La sperimentazione è durata 18 mesi, periodo dopo il quale Ford ha deciso di impiegarlo sul posto di lavoro in modalità permanente. Si tratta della prima esperienza di questo tipo, ma non è escluso che nei prossimi mesi, i cobot, possano essere introdotti anche in altri stabilimenti così da consentire a tutti i dipendenti di svolgere i propri compiti durante il lavoro. Una novità per il mondo dell’automotive che potrebbe ben presto entrare a far parte anche del mondo delle auto, supportando gli autisti.
La ricerca in merito è sostenuta dall’Università RWTH di Aachen e dal Landschaftsverband Rheinland (LVR), il maggior fornitore di servizi per disabili in Germania. Negli scorsi anni Ford aveva già introdotto altri cobot con l’intento di assistere gli addetti alle linee di produzione in procedure complesse, come ad esempio la lucidatura dei veicoli. Sempre la Ford, a dimostrazione della volontà di includere tutti, ha utilizzato un robot a guida autonoma. Il suo nome era “Survival”. Si tratta indubbiamente di tecnologie che, a lungo andare, potranno essere utilizzate su diversi fronti, divenendo fulcri fondamentali sia per il settore lavorativo dell’automotive, sia per tutti i clienti e autisti che hanno problemi motori.
“Nel corso degli anni – ha sottolineato Dietmar Brauner, dipendente della linea produttiva Ford che a causa di alcuni problemi di salute ha perso parte della mobilità della spalla e del polso – è diventato sempre più difficile svolgere il mio lavoro, poi è arrivato questo piccolo robot e adesso è come se avessi un braccio in più. Ha cambiato la mia vita e spero che possa dare anche ad altri la possibilità di continuare a fare il lavoro che amano, come è accaduto a me” – ha concluso.