Mobilità, cresce il car sharing in Italia: ma numeri lontani dal 2019

Il car sharing in Italia registra una crescita, ma i numeri sono ancora lontani rispetto al 2019. È quanto emerso da una recente ricerca condotta da Aniasa, l’associazione che rappresenta il settore dei servizi di mobilità all’interno di Confindustria. Entrando più nel dettaglio, nel corso del 2022,  il car sharing ha superato i 5.600.000 noleggi, ma questo numero è ancora significativamente inferiore se confrontato  ai 13 milioni di noleggi registrati nel 2019.

Allo stesso tempo, il numero degli iscritti al servizio è rimasto sostanzialmente stabile, attestandosi a quasi 2,5 milioni, così come il numero degli utenti attivi. Tuttavia, la flotta di auto a disposizione per il car sharing è diminuita di circa la metà, passando dalle 6.500 vetture del 2018-2019 alle attuali 3.600. “La sostenibilità economica del servizio rappresenta una problematica sia per i piccoli che per i grandi operatori” – ha dichiarato il Presidente di Aniasa, Alberto Viano – “ciò che manca è una politica più lungimirante e responsabile da parte delle istituzioni, in particolare delle amministrazioni locali delle grandi città. Nonostante il riconoscimento delle potenzialità positive di questa formula in termini di decongestionamento del traffico e riduzione delle emissioni, spesso ci sono solo oneri amministrativi e gestionali gravosi. È necessario che le amministrazioni supportino maggiormente questo settore, collaborando con gli operatori che stanno cercando di ripartire e consolidare un’attività che, sebbene imprenditoriale, riveste un evidente interesse pubblico” – ha concluso.

Per rilanciare questo settore, secondo gli esperti, sono necessari interventi strutturali, tra cui l’abolizione dei canoni annuali che alcune città impongono agli operatori per ciascun veicolo condiviso, l’inclusione del servizio tra quelli previsti dal “Buono Mobilità” e l’applicazione di un’Iva al 10% per gli utenti del car sharing, come avviene per taxi, autobus, aerei, treni e servizi NCC. Quest’ultima proposta è stata presentata ai Ministeri competenti con la richiesta di inserirla nel Disegno di Legge sulla riforma fiscale attualmente in discussione in Parlamento.

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