Turismo, dalla poesia nei vicoli alle tradizioni: ecco Irsina

Dalle radici antiche alle vicende straordinarie che l’hanno segnata nei secoli, fino ai paesaggi che sembrano togliere il fiato, Irsina è un borgo che non lascia indifferenti. Ci troviamo in Basilicata, al confine con la Puglia, in uno dei centri più antichi e suggestivi della Lucania. Un tempo conosciuto come Montepeloso – nome che affonda nell’etimologia latina plusos (terra fertile e ricca) e poi pilosum – il borgo cambiò denominazione soltanto nel 1895, quando assunse l’attuale toponimo, Irsina. Secondo alcuni studiosi il nome deriverebbe da Irtium, cioè “terreno irto e scosceso”: un richiamo diretto alla conformazione della collina su cui sorge, da cui lo sguardo può spingersi lontano, abbracciando vallate, campi coltivati e orizzonti che sembrano non finire mai. La storia di Irsina è tutt’altro che lineare. Dopo essere stata rasa al suolo dai Saraceni nel 988 d.C., divenne teatro della battaglia di Montepeloso del 1041, che segnò la vittoria dei Normanni sui Bizantini, cambiando per sempre gli equilibri della regione. Da allora, il borgo ha continuato a vivere fasi alterne, custodendo però intatta la sua identità, visibile ancora oggi tra pietre antiche e tradizioni sopravvissute.

Passeggiare nel centro storico di Irsina significa entrare in un dedalo di viuzze che si arrampicano e si intrecciano attorno al colle. Qui si incontrano le celebri case grotte, dimore scavate nella roccia che ricordano i Sassi di Matera ma che mantengono caratteristiche proprie. La più famosa è la Casa Grotta Barbaro, bene tutelato dal FAI, che si sviluppa su due livelli ricavati in spelonche naturali. Una testimonianza unica di come gli irsinesi abbiano saputo adattarsi al paesaggio e modellarlo nei secoli. Alcune abitazioni si trasformano in veri e propri percorsi sotterranei, collegando ambienti e vicoli nascosti, e aprendo scorci che raccontano secoli di vita quotidiana. Ma Irsina non è solo architettura rupestre: nel cuore del borgo spicca la Cattedrale di Santa Maria Assunta, ricostruita in stile romanico dopo l’assalto saraceno e arricchita nei secoli da interventi barocchi. L’interno custodisce una cripta romanica suggestiva, mentre il campanile conserva intatta la sua impronta medievale. Poco distante, il Museo Civico, allestito nel castello di Federico II, offre un viaggio nel passato con una collezione archeologica che comprende reperti di epoca greca e romana, tra cui un magnifico cratere a figure rosse del IV secolo a.C.

Chi arriva a Irsina avverte subito un’atmosfera sospesa, quasi mistica, che si manifesta soprattutto nei suoi luoghi di culto. La chiesa della Madonna del Carmine custodisce tele seicentesche del pittore lucano Andrea Miglionico, mentre la chiesa della Madonna della Pietà, immersa nel bosco di Verrutoli, sorprende con il suo elegante portale tardorinascimentale in marmo. Sono luoghi che non sono solo di preghiera, ma veri custodi di arte e memoria collettiva. Camminando tra le navate o osservando i dettagli architettonici, si ha la sensazione che questi edifici abbiano assorbito nei secoli la spiritualità e le emozioni delle comunità che li hanno vissuti.

Irsina non vive solo di storia e arte, ma custodisce anche tradizioni popolari uniche. Una delle più curiose è il P’zz’cantò, conosciuto anche come la “Torre Umana”. Durante la festa della Pietà, a fine maggio, gruppi di uomini – i “pizzicantari” – si esibiscono formando torri umane mentre intonano filastrocche in dialetto. È un rito che affonda le radici nel XVII secolo e che mescola abilità fisica, canti popolari e forte senso comunitario. Queste usanze, tramandate di generazione in generazione, raccontano molto più di una semplice festa: sono la prova che Irsina è un borgo vivo, dove le tradizioni continuano ad avere un ruolo centrale nella vita collettiva.

Un viaggio a Irsina non sarebbe completo senza lasciarsi tentare dalla sua cucina contadina, fatta di piatti semplici, stagionali e genuini. Il pane è protagonista assoluto: lo si ritrova nella ciaudedd (pane raffermo condito con olio, pomodorini e origano) e nel pen cutt, pane cotto con le rape. Tra i primi spiccano i cavatelli con fagioli e finocchietto selvatico, che racchiudono i profumi della campagna lucana. E non mancano i dolci: dalle ciamm’llen, soffici ciambelle tradizionali, ai mastaccer glassati, fino ai pzzitt, biscotti a base di vino cotto di fichi, farina e uova. È una cucina che racconta una storia di resilienza e legame con la terra, capace di trasformare ingredienti poveri in piatti ricchi di gusto e identità.

Tra vicoli scavati nella roccia, panorami mozzafiato, chiese ricche d’arte e tradizioni che sopravvivono ai secoli, Irsina si presenta come un borgo autentico, dove ogni passo regala una scoperta. È un luogo che invita a rallentare, a respirare la sua atmosfera sospesa tra passato e presente, a lasciarsi conquistare da quel senso di autenticità che appartiene solo ai borghi ancora incontaminati. Un viaggio a Irsina non è mai solo turismo: è un’esperienza di immersione in una terra profonda, che racconta la sua storia con pietre, canti e sapori.

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