Lo stivale d’Europa in passato si è potuto vantare di moltissimi primati, tra questi, senza dubbio, il suo non essere secondo a nessuno in merito a capacità imprenditoriali che hanno portato il paese a diventare la quinta potenza industriale del pianeta. Diversa però è la posizione in cui si colloca al presente, soprattutto quando si tratta di parlare di temi che riguardano la mobilità elettrica. Se si considera l’ultima graduatoria sullo sviluppo delle autovetture elettriche pubblicata lo scorso gennaio, l’Italia occupa il 17esimo posto. Peggio dello stivale figurano invece la Grecia e il gruppo dei paesi dell’Est, fatta eccezione per l’Ungheria. La graduatoria, redatta da LaesePlan è basata su quattro parametri: maturità del mercato (ovvero percentuale di vendita di BEV, FCEV e PHEV sul totale), sviluppo del sistema infrastrutturale di ricarica, incentivi governativi e infine, diffusione dei piani di noleggio per le auto elettriche. Dai parametri risulta subito evidente che il motivo principale per il quale l’Italia, almeno per il primo criterio, è così bassa in classifica, è dovuto al limite dato dagli stessi cittadini i quali scelgono l’auto elettrica con una percentuale nettamente inferiore rispetto alla media europea. Certamente, va sottolineato, che l’offerta è ancora poco varia in merito ai modelli ecologici, soprattutto per gli italiani che prediligono ancora una certa tipologia di vettura vantando una forte cultura automobilistica. Per quanto riguarda il profilo tecnologico invece il deficit è dovuto sicuramente alla scarsità di case automobilistiche con prodotti elettrificati avanzati. Il vantaggio tecnico e di immagine spetta sicuramente a Tesla, azienda americana che, essendo partita prima e con grandi capitali, viene rincorsa da tutti i costruttori. Va specificato però che l’acquisto di marchi statunitensi è una possibilità riservata soprattutto ai mercati più ricchi, come ad esempio quelli di Svizzera, Norvegia, Olanda e Svezia, paesi europei in vetta alla graduatoria, fattore che penalizza moltissimo l’avanzamento della cultura della mobilità elettrica in Italia e nei paesi più poveri sotto questo punto di vista. Per quanto riguarda il sistema infrastrutturale di ricarica, l’Italia non sfigura come per gli altri parametri. Sebbene la rete sia ancora insufficiente per densità territoriale, in rapporto al parco di autovetture plug-in attualmente in circolazione l’andamento risulta abbastanza positivi, con margini di miglioramento. Il problema è causato soprattutto dalla burocrazia italiana che non ha permesso agli operatori del settore di avere autorizzazioni in tempi accettabili e non ha fornito loro di aree adeguate. La conseguenza è stata la costrizione degli stessi a dover installare le stazioni per il rifornimento in aree in cui era permesso, al posto di aree in cui risultava più comodo. Per quanto riguarda il terzo parametro, ovvero gli inventivi governativi, anche in questo caso sono molte le criticità. Gli incentivi sono stati elargiti in maniera tale da non scontentare nessuno, senza dunque un programma di sostenibilità e il superamento dell’incentivo assegnato “a pioggia”, dunque senza chiarezza sugli obiettivi. Inoltre, ancora oggi, sono molte di più le agevolazioni economiche a favore di combustibili fossili come il gas naturale, che continua ad essere, di fatto, l’unico carburante venduto nelle autostazioni a prezzo bassissimo. Un’anomalia esclusivamente italiana che evidenzia l’incapacità di sostituire nell’uso quotidiano gli altri combustibili fossili maggiormente inquinanti. Certo è che le politiche di incentivo vengono effettuate soprattutto su scala regionale e non solo su scala nazionale, creando grossi divari in Italia, ad esempio, tra nord e sud. Per quanto riguarda infine il quarto parametro, gli indicatori descrivono un paese legato ad abitudini ben radicate. Gli italiani infatti, preferiscono ancora oggi l’auto di proprietà. A sottolineare questo aspetto è il grande numero di autovetture anziane circolanti nella penisola, tra i più alti a livello europeo. In questi termini servirebbe un cambio di rotta utile ad accelerare lo svecchiamento dei veicoli, fattore che porterebbe di fatto grossi vantaggi pratici ed economici, oltre che eco-sostenibili.
Gli elementi perché l’Italia possa guadagnare posti più alti in classifica non mancano, sebbene la graduatoria non sia positiva, i margini di miglioramento non sono del tutto assenti in ogni parametro. A rendere alte le probabilità è l’arrivo previsto di diverse macchine elettriche dei segmenti A e B, tra cui la Fiat 500, che rientra nelle preferenze degli automobilisti italiani. L’immissione di nuove vetture di questo tipo in commercio potrebbe sicuramente invertire la rotta favorendo un mercato ancora ai margini delle simpatie dello stivale.