Gli incentivi auto dovrebbero arrivare all’inizio della prossima settimana nel Dpcm atteso entro mercoledì e riguarderanno il periodo 2022-2024. Lo stanziamento per il 2022 è di 650 milioni di euro. E’ emerso – secondo quanto si apprende – dalla riunione a Palazzo Chigi tra il sottosegretario Roberto Garofoli e i ministeri di Daniele Franco, Giancarlo Giorgetti, Roberto Cingolani, Enrico Giovannini e Andrea Orlando. Gli incentivi riguarderanno auto elettriche, ibride e Euro6 e saranno ridotti se non ci sarà la rottamazione. Non saranno interessate le flotte aziendali. Ci sono le moto con rottamazione obbligatoria e il car sharing.
“L’esclusione delle persone giuridiche dagli incentivi – spiega Cardinali – è inedita e colpisce duramente un comparto che da solo rappresenta il 37,5% degli acquisti. Una percentuale – prosegue – più bassa di quella di altri Paesi, come la Germania che arriva al 65%”. La proposta avanzata da Unrae è di una detrazione graduale dell’Iva e di incentivi che tengano conto delle emissioni di CO2, favorendo le vetture più virtuose e diminuendo via via fino a quelle più inquinanti. Nel dettaglio, Unrae propone di aumentare la percentuale di detrazione dell’IVA attualmente al 40% portandola al 100% per i veicoli rientranti nella fascia di emissioni di CO2 0-20 g/km, all’80% per i veicoli rientranti nella fascia di emissioni di CO2 21-60 g/Km e al 50% per i veicoli rientranti nella fascia di emissioni di CO2 61-135 g/Km.
“Un percorso – precisa Cardinali – che abbatte i costi fin qui giudicati troppo elevati dall’esecutivo: passiamo dal miliardo stimato a circa 400, il primo anno, per poi crescere”. Unrae, a tal proposito, ha chiesto l’apertura di un tavolo istituzionale. L’esclusione dagli incentivi delle auto aziendali, se approvata, secondo Cardinali andrebbe a impattare su tutti i comparti merceologici che utilizzano flotte, per via di costi ancor elevati. Inoltre con l’entrata in vigore del Pubblico Registro Veicoli Esteri, che rende più facile guidare un’auto estera in Italia, potrebbe presentarsi un drenaggio fiscale verso altri Paesi perché risulterebbe più conveniente ricorrere ai servizi offerti da società con sede in Stati con tassazioni più basse.
“Un’auto aziendale – dettaglia ancora Cardinali – ha una vita media di tre anni e mezzo, contro i quasi 12 di media delle vetture che marciano sulle nostre strade, con una pesante ricaduta sull’ambiente e in termini di sicurezza. Senza considerare – conclude il direttore generale di Unrae – che i parchi auto aziendali dismessi diventano la porta di accesso a modelli nuovi per chi sceglie un’auto di seconda mano”. (Ansa)