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La proposta parte dalla città di Torino, ma ha l’ambizione di diventare un progetto pilota da diffondere sul territorio nazionale. Si chiama “Ruote ferme, pedoni salvi” ed è un’iniziativa di giustizia riparativa che si pone l’obiettivo di impiegare persone indagate o condannate per reati stradali in attività di sicurezza dei pedoni.
Attualmente sono 10 gli “assistenti pedonali” che hanno aderito al progetto: in prevalenza giovani tra i 20 e i 28 anni che devono scontare una pena per incidenti causati soprattutto dalla guida in stato di ebbrezza e che, per una sorta di legge del contrappasso, metteranno a disposizione il proprio tempo a beneficio della collettività, oltre che di se stessi.
L’iniziativa è nata da un protocollo d’intesa triennale fra la città di Torino e l’Associazione Familiari e Vittime della Strada e, per la prima fase, si concentrerà nelle zone del centro dove è maggiore la frequentazione pedonale. Un progetto che, però, ha tutti gli elementi e le carte vincenti per essere riproposto in tutta Italia, in particolare nelle città fortemente trafficate o ad alta concentrazione di violazioni del codice della strada.
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