Donne al volante, dall’Italia all’Arabia Saudita per formare istruttrici di guida. Il progetto di Unasca

Foto Ansa

Le donne italiane protagoniste di un progetto oltre i confini del paese per formare istruttrici di guida in Arabia Saudita. Si tratta, in particolare, di un’idea portata avanti da Unasca (Unione nazionale autoscuole e studi di consulenza automobilistica) la quale si è proposta di reclutare istruttrici che abbiano voglia di mettersi in gioco per aiutare le donne saudite ad inserirsi nel mondo del lavoro.

Le aspiranti istruttrici dovranno avere almeno 5 anni di esperienza e, in collaborazione con Gdc (Global driving standards certification) e Eywa (consultancy services, potranno avere accesso ad un corso di formazione per poter essere di supporto alle donne con le quali dovranno avviare il percorso. Un progetto dalla forte risonanza sociale che ha, come principale obiettivo, quello di contribuire all’accelerazione del processo di emancipazione delle donne saudite. In Arabia Saudita, va specificato, solo da un paio di anni le donne hanno l’opportunità di conseguire la patente. Il paese, ad oggi, sta vivendo quella che è, di fato, una transizione storica che vede, tra le altre cose, le donne per la prima volta chiamate a dare il loro contribuito nella formazione alla guida. Prima riservato solo agli uomini.

Le prime donne europee che avranno l’opportunità di offrire supporto nel paese saudita saranno francesi e olandesi, tra le prime in assoluto ad essere state coinvolte nel progetto. Adesso però tocca alle donne italiane rendersi partecipi. “E’una buona opportunità economica per le istruttrici italiane che vogliano mettersi in gioco, con un compenso di 4.500 Usd al mese, spese di viaggio e alloggio a carico degli organizzatori”- ha sottolineato Manuel Picardi, segretaio generale dell’Efa (Federazione delle autoscuole europee) e delegato Unasca.

Il ritorno però, per le donne italiane, non sarà soltato economico. Queste ultime avranno infatti l’opportunità di offrire un contributo ad altre donne, in un momento di confronto e crescita che vedrà due paesi con culture diverse tendersi la mano ripartendo dai diritti delle donne e dalle opportunità di lavoro fino a poco tempo prima negate a queste ultime in alcuni ambiti, soprattutto nel settore automobilistico in cui, va specificato, anche in Italia le donne vengono coinvolte da poco.

“Siamo fieri di poter contribuire all’emancipazione delle donne saudite. C’è molta psicologia nei format che abbiamo preparato poiché crediamo che i formatori di oggi debbano avere diverse competenze trasversali, che passino attraverso la comprensione dei bisogni dell’individuo. Confidiamo nella partecipazione di numerose istruttrici italiane che vogliano far apprezzare alle donne saudite i lati positivi di questo splendido mestiere – ha commentato Paolo Perego, dell’unità di ricerca di Psicologia del Traffico dell’Università Sacro Cuore di Milano, e supervisore delle master trainer nella spedizione in Arabia Saudita.

Ad oggi, le richieste da parte di istruttrici italiane, soprattutto a causa dei forti rallentamenti dettati dalla pandemia, risultano essere moltissime. L’assenza di opportunità di lavoro in Italia dettato dallo stop forzato legato alla padeima sta spingendo moltissimi a cercare lavoro altrove. All’interno del progetto, va specificato, non è esclusa l’opportunità che possano partecipare, in qualità di istruttori, anche gli uomini,  ma, spiega ancora Perego “Diamo la precedenza alle donne, il loro coinvolgimento in questo momento storico è determinante per la buona riuscita del progetto. In un secondo tempo ci attiveremo per il reclutamento degli istruttori uomini” – ha concluso.

 

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