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Le Associazioni Assogasmetano, Assopetroli-Assoenergia e Federmetano ribadiscono l’allarme in merito alle “drammatiche ripercussioni che le misure europee sulla messa al bando del motore endotermico avranno sul sistema economico, distributivo, industriale e occupazionale del Paese”. Quello delle società carburanti, in particolare, è un no netto al bando ai motori termici.
L’allarme è stato sollevato nuovamente negli scorsi giorni, in particolare in occasione del Consiglio Ambiente Ue che ha visto riunire il presidente del Consiglio Mario Draghi, con i ministri della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Entrando più nel dettaglio, le filiere industriali italiane dell’automotive e carburanti, stanno portando avanti da tempo programmi e investimenti con l’intento di contribuire in modo concreto e immediato alla lotta al cambiamento climatico, ma non solo. Tra gli obiettivi ce n’è anche uno più grande, ovvero la salvaguardia dell’ambiente nell’ottica di un’economia circolare. Ma secondo le società in questione, avvallare la proposta Europea potrebbe significare dover rinunciare ai benefici ottenibili con tecnologie come l’uso di combustibili low-carbon e carbon-negative, impostando la mobilità su una sola tecnologia e implicando, pertanto, un futuro incerto basato su una mancata diversificazione del rischio, con l’aggravante, spiegano in una nota “di doversi affidare a “soluzioni non ancora mature”.
“Ciò – scrivono inoltre nella nota – comporta pesanti conseguenze sul piano occupazionale, con la possibile perdita in Italia di oltre 100.000 posti di lavoro, di cui circa 73.000 nel solo settore automotive al 2040, dei quali 67.000 già nel periodo 2025-2030. Per tali ragioni le Associazioni chiedono al Governo di ribadire la posizione contraria del nostro Paese a tali misure e di rinegoziare una soluzione che lasci aperte più vie” – concludono.
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