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La diffusione dei veicoli elettrici è cruciale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, ma richiede un’importante crescita delle infrastrutture di ricarica, elemento essenziale per il successo della transizione. Tuttavia, permangono ostacoli come la scarsa remuneratività degli investimenti e lo scetticismo dei consumatori, sottolinea il centro di analisi Ref in un rapporto dedicato.
Alla fine del 2023, in Europa erano presenti 632.423 punti di ricarica pubblici. Per rispettare l’obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni di CO2 per i veicoli leggeri entro il 2030, saranno necessari 3,5 milioni di punti di ricarica secondo la Commissione Europea, o addirittura 8,8 milioni secondo ACEA. In Italia, i dati di Motus-E mostrano un aumento del 28% dei punti di ricarica nel settembre 2024 rispetto all’anno precedente, con 60.339 infrastrutture attive, il doppio rispetto a due anni fa. Crescono soprattutto le colonnine Fast e Ultra-fast, che rappresentano il 49% delle installazioni più recenti.
Servono ulteriori investimenti, ma i rendimenti sono ancora bassi. “Allo stato attuale – scrive il Ref – escludendo un tasso di crescita annuo del fattore di utilizzo, il ritorno migliore ottenuto dall’analisi restituisce un IRR pari a 0 qualora si investisse in un’infrastruttura Quick”. Per le colonnine Fast e Ultra-fast, il ritorno diventa positivo con una crescita media annua del fattore di utilizzo del 15%, ma per risultati migliori sarebbe necessaria una crescita del 23-30% annuo.
Il rapporto suggerisce di creare un contesto di mercato e regolatorio favorevole, implementando incentivi per i fornitori di servizi di ricarica e promuovendo la defiscalizzazione delle flotte aziendali elettriche, così da sostenere la transizione e il raggiungimento degli obiettivi climatici.
