E-mobility, da completa sconosciuta a presenza costante nelle agende politiche. E’ ormai un dato di fatto: fino a pochi anni fa, secondo gli esperti, parlare di mobilità elettrica così come accade oggi era difficile. Il tema era infatti riservato ai pochi addetti al lavoro. Oggi, la mobilità elettrica, è diventata invece parte del dibattito pubblico avvicinando sempre più gente al proprio mondo. Ma parlare di e-mobility non basta.
Secondo gli esperti infatti, molto spesso, quando si pensa alla mobilità elettrica, si ragiona in termini che non vanno oltre il semplice cambio dell’auto. A detta di molti, la mobilità elettrica, è invece parte di un tassello molto più ampio che comprende, la necessità di avviare un dibattito utile per riconvertire non solo il parco auto globale, ma anche le infrastrutture, di cui spesso le strade italiane sono carenti.
“Cambiare l’auto non basta”, questo il monito degli esperti. L’obiettivo, secondo gli stessi, è quello di ripensare dal principio la mobilità. Supporto, implementazione e gestione, queste le tre parole chiave che, coinvolgendo auto, infrastrutture, ma anche istituzioni, punta ad organizzare in modo più efficace le città per poter avviare una transizione energetica che sia efficiente per le energie rinnovabili.
All’interno di questa transizione, un ruolo fondamentale, è rivestito dal digitale. Una maggiore presenza di veicoli elettrici porterà, necessariamente, ad una richiesta maggiore di elettricità che, se non gestita e supportata in maniera efficace creerà indubbiamente disagi allontanando nuovamente la gente dal pensiero che la mobilità elettrica è possibile. Secondo gli esperti serve investire in “smart-grid”.
Sviluppo e sperimentazione di nuove architetture di Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) o ICT (dall’inglese Information and Communications Technologies) per i veicoli elettrici, deve necessariamente essere alla base dei discorsi riguardanti il cambiamento auspicato, non solo per ridurre i costi delle future generazioni di auto e moto elettriche, ma anche per ottenere maggiore praticità e sicurezza delle stesse su strada.
In sintesi, per avviare realmente il processo di cambiamento sarà necessaria una “riduzione di complessità” e ricerca di soluzioni intelligenti per l’integrazione dei veicoli elettrici nel sistema di approvvigionamento energetico, tutti fattori necessari che però, stando a quanto emerso da recenti ricerche, potrebbero non essere supportate in maniera efficace dai Governi. A destare preoccupazione, soprattutto in piena pandemia, è la questione dei sussidi dati “a pioggia”. L’assenza di criterio, senza un piano che punti allo sviluppo e al rilancio di determinate tecnologie, potrebbe infatti rallentare la transizione all’elettrico. Altro fattore preoccupante, secondo gli esperti, è l’assenza di una risposta concreta alle responsabilità ambientali e politiche. I veicoli elettrici sono a impatto zero, produrli però non lo è. La conversione infatti potrebbe costare caro sia in termini di costruzione, sia in termini di smaltimento.
Viaggiare ad emissioni zero, acquistando un veicolo elettrico, non è dunque la soluzione finale per un impatto nullo sull’ambiente. Il discorso della mobilità elettrica, secondo gli esperti, va affrontato facendo attenzione a tutte le sfaccettature che riguardano il tema. La prospettiva, insomma, deve cambiare a livello globale, affinché si possa modificare radicalmente un sistema che, indubbiamente, offre risposte alle diverse problematiche ambientali e, come naturale conseguenza, anche un approccio “smart”, oltre che ecologico, alla mobilità.