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Sono molte le buone pratiche e i progetti di mobilità sostenibile portati avanti da diversi paesi della comunità europea. Si tratta, nello specifico, sia di progetti attualmente in corso, sia in fase di sperimentazione.
A guidare il trend della mobilità futura, in Europa, sono le città scandinave, svizzere e dei Paesi Bassi. In questi paesi, ormai già da diverso tempo, vengono realizzate soluzioni innovative per gli spostamenti che prevedano minor inquinamento e minore peso sulle reti stradali, con traffico decongestionato.
In Svizzera, per esempio, esiste un centro turistico, in cui è possibile arrivare solo in treno. Si trova, nello specifico, all’interno del Comune di Zermatt, a 1.620 metri sul livello del mare ed è chiuso al traffico ormai dal 1961. Le istituzioni locali hanno infatti imposto che gli spostamenti siano esclusivamente con veicoli elettrici, sia per le persone, sia per le merci. Nonostante in Europa, i tre paesi sopra citati, siano sicuramente al timone, non mancano casi di buone pratiche anche nella restante parte d’Europa.
Anche in Spagna, nello specifico in Galizia, a Pontevedra, ormai dal 2000 sono state realizzate diverse misure per la riduzione del traffico e della velocità, con progetti mirati soprattutto alla pedonalizzazione e con una cultura della mobilità concentrata soprattutto sui pedoni e non sull’automobile. Si tratta di un caso estremo in cui le istituzioni hanno effettuato una scelta drastica: quella di eliminare le automobili. I risultati però sono stati ottimali, ad oggi, con circa 84mila abitanti, le emissioni inquinanti sono scese di circa il 70%. La città si trova infatti al di sotto di tutti i limiti previsti dall’OMS. Corsie strette per le auto, oltre 800 attraversamenti pedonali, marciapiedi larghi, parcheggi interrati e città praticamente tutta a traffico limitato, sono solo alcune delle soluzioni attuate a Pontevedra che hanno visto, nel giro di pochi anni, un ripopolamento notevole del centro urbano.
Si tratta però di un centro urbano di medie dimensioni, diversa è infatti la situazione ad Amsterdam che di abitanti ne ha invece 870mila. Oggi, nella capitale dell’Olanda sono moltissimi gli esempi di buone pratiche nell’ambito della mobilità ecosostenibile. Tra queste va sicuramente citato il fatto che, ad oggi, si contano più biciclette che abitanti con oltre 30mila chilometri di piste ciclabili. Moltissime sono inoltre le iniziative volte alla transizione alla mobilità elettrica. Dal 2009 infatti, la municipalità di Amsterdam, ha scelto di incentivare l’adozione di veicoli elettrici, garantendo un punto di ricarica pubblico ad ogni nuovo guidatore. Ma non solo, secondo quanto dichiarato dalle istituzioni, ad Amsterdam, entro il 2025, dovrebbero sparire 11mila posti per le automobili, mentre dal 2030, sarà vietata la circolazione dei veicoli a benzina o a diesel.
Anche nel Regno Unito non mancano le iniziative volte a portare al centro della cultura degli abitanti la mobilità sostenibile. A Siemens e Ubitricity sono stati infatti convertiti oltre mille lampioni stradali in punti di ricarica a 5,5k. Anche nel Regno Unito si sta portando avanti una lotta verso l’eliminazione dei parcheggi per le automobili, in maniera tale da portare sempre più cittadini ad utilizzare altre soluzioni, incentivando, per esempio, i mezzi di trasporto pubblico.
Tra le altre buone pratiche europee non va dimenticata Oslo, nominata Green Capital nel 2019, proprio dall’Unione Europea. Ad Oslo, nel giro di pochi anni, il traffico è progressivamente ridotto, con un ammodernamento del sistema della viabilità volto a favorire gli spostamenti con mezzi pubblici, a piedi o in bicicletta. Ad oggi, secondo i dati, si contano infatti oltre 400mila pedoni in più, un dato positivo che rivolge lo sguardo al futuro e agli obiettivi che le istituzioni del luogo hanno in procinto di raggiungere: quello di far camminare e navigare tutti i mezzi pubblici, tra cui taxi, traghetti e autobus, con motore elettrico.
Va specificato che in Norvegia, sono state diverse le agevolazioni nei confronti dei cittadini le quali hanno previsto, inoltre, diversi tipi di sostegno: incentivi economici all’acquisto, assenza di pagamento bollo, pedaggi e tasse di circolazione, oltre che ricarica gratuita nei parcheggi comunali. Il governo, inoltre, ha anche aumentato notevolmente le tasse sulle auto inquinanti seguendo il principio per cui “chi inquina paga”. Tutti fattori che hanno, di fatto, reso possibile un adattamento graduale e quasi volontario alla transizione verso una nuova concezione di mobilità.
Altri esempi di buone pratiche vengono infine da Copenaghen, Helsinki e Barcellona. In tutte e tre le città sono stati molti gli interventi effettuati sulla mobilità urbana, nuove piste ciclabili e attuazione di politiche utili per una mobilità urbana mirata alla sostenibilità e all’attenzione nei confronti dei pedoni.
In un contesto europeo così colmo di buone pratiche viene spontaneo interrogarsi sul punto in cui si trova l’Italia, paese in cui, moltissime buone pratiche sono in fase di sperimentazione e in cui, una coscienza collettiva concentrata sul tema, non si è ancora ben formata, a causa di un forte radicamento alla mobilità tradizionale. Negli ultimi tempi però le cose stanno cambiando.
A spronare un cambiamento di scenario è stato proprio il periodo di emergenza sanitaria, in cui, il forte impatto positivo avuto dal lockdown, il quale ha visto diminuire moltissimo il livello di inquinamento in Italia, ha portato molte istituzioni e molti esperti del settore dell’automotive a porsi domande mirate ad un cambiamento di abitudini ora necessario secondo gli stessi. Fattore, quest’ultimo, confermato anche dall’ultimo rapporto Bes 2020, all’interno del quale è emerso che per vivere bene è necessario investire non solo sulla sicurezza stradale, ma anche sulla mobilità sostenibile.