Foto Pixabay
“Per svecchiare il parco auto non basta l’elettrico”. E’ quanto affermato dal presidente dell’Aci, Angelo Sticchi Damiani, nel corso di un’intervista.
Spostamento dei riflettori su altri temi, come ad esempio l’aumento della sicurezza degli utenti della strada, la riduzione dell’impatto ambientale, il miglioramento nella rapidità degli spostamenti e il raggiungimento di un’offerta che sia alla portata di tutti e più economica. Sono solo alcune delle condizioni alle quali, la mobilità attuale, dovrebbe adeguarsi per dare nuova vita al settore.
Il parco auto italiano, così come le reti stradali, ormai è risaputo, è uno dei più vecchi d’Europa. Nonostante si pensasse che, con la pandemia e il cambiamento avvenuto in questi mesi, qualcosa mutasse direzione, c’è stato invece un rallentamento dell’economia che non ha permesso di investire adeguatamente sulla mobilità sostenibile.
“In Italia ben 4,5 milioni di veicoli hanno più di 23 anni, sono Euro zero. Ma chi guida quelle vetture anche in presenza di incentivi non passerà mai all’elettrico. Va aiutato a passare a vetture che comunque inquinano meno – ha scritto Damiani sul Foglio Quotidiano – Oggi un diesel euro 6 di seconda generazione, alimentato con carburanti ecologici, inquina meno di un’auto elettrica se facciamo il conto dell’intero ciclo vita. Trovo anche assurdo che continui a esserci la riduzione del 50 per cento della tassa di possesso per i veicoli da 20 ai 30 anni: sono davvero pochi quelli di interesse storico“.
Al centro della dichiarazione del presidente Aci la necessità di investire su tutto il comparto riguardante la mobilità sostenibile.
“Occorre mettere in campo tutte le capacità, le esperienze, le conoscenze utili a realizzare un trasporto concretamente integrato tra pubblico (bus, metro, taxi), condiviso (sharing di auto, moto e bici) e privato – ha aggiunto Damiani – Occorre partire dalle necessità della mobilità di oggi, analizzando l’enorme patrimonio di dati che possediamo, i cosiddetti Big Data, per individuare le soluzioni più aderenti per semplicità, economicità e senza aggravio di fatica o complicazioni“.
Parole, queste ultime, che confermano un pensiero già espresso nel 2019, quando Damiani affermò la mancanza di correttezza nel demonizzare le auto a benzina e diesel. Un’altra questione importante sottolineata da Damiani è inoltre quella riguardante i pedoni, che oggi non devono più difendersi solo dalle auto, ma anche da un cambiamento dello scenario urbano dettato dal boom di bici e monopattini elettrici.
Insomma, per un cambiamento che sia efficace, serve guardare in tutte le direzioni affinché la mobilità. Incentivare solo l’uso delle auto elettriche infatti, secondo Damiani, non basta e, soprattutto, non permette di avere accesso a quell’adeguamento nei confronti di una cultura della mobilità ecologica che sia condivisa e consapevole.