Bonus mobilità, quale sarà attuato dopo l’emergenza Covid-19?

Foto da ilsussidiario.net

In molti, durante questi giorni di esilio forzato, si stanno ponendo la stessa domanda: come ci si muoverà ad emergenza rientrata? Nello specifico, a sollevare dubbi, soprattutto in seguito alla difficile battuta d’arresto che ha subito il settore automobilistico, diversi cittadini, ma anche istituzioni, si stanno interrogando sulle diverse possibilità riguardanti i bonus mobilità. Obiettivo primario è quello di offrire nell’immediato sicurezza e libertà ai cittadini. Allo stesso tempo però vi è anche quello di continuare a lavorare sul trinomio mobilità-ecologia-economia. Negli ultimi giorni è riemersa la proposta di un bonus rottamazione per l’acquisto di auto nuove e usate. Si tratta nello specifico di una “super-rottamazione” pari a circa 3-4mila euro che verrà estesa, probabilmente, anche ai diesel usati Euro 5 o agli Euro 6 invenduti (proposta del ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli risalente ai primi giorni di marzo). Per molti esperti del settore, soprattutto per quelli più vicini alle tematiche riguardanti la salvaguardia dell’ambiente, la scelta potrebbe però essere sbagliata sotto diversi punti di vista, soprattutto sociale, ambientale ed economico. Le modalità per ricominciare a mettersi in moto in sicurezza subito dopo la ripresa delle attività sono molteplici e, stando a quanto dichiarato dagli stessi, andrebbero prese in considerazione tutte al fine di offrire benefici all’economia generale. Mobilità ed ecologia, se sorretti da proposte lungimiranti che abbiano al centro la sicurezza dei cittadini su fronti che riguardino diversi temi, tra questi anche la salute, possono offrire allo scenario post emergenza soluzioni di cui gioveranno non solo i cittadini stessi, ma anche i settori automobilistici dell’elettrico, spesso lasciati ai margini delle scelte di governo. Secondo gli esperti, ad emergenza rientrata, sarà necessario infatti valutare diversi aspetti riguardanti il settore della mobilità, oltre che quello automobilistico, facendo leva sull’enorme potenziale del settore elettrico. Tra le proposte, nello specifico, emergono quelle riguardanti il potenziamento della mobilità pubblica e condivisa (con aria condizionata, pulizia e spazi che un’auto privata normalmente non offre), ma anche la rottamazione delle vecchie automobili con la possibilità di acquistarne nuove solo ed esclusivamente se si tratti di veicoli elettrici o condivisi. Gli esperti, in questo senso, hanno rilanciato la proposta effettuata per il Decreto Clima, dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa. La proposta, diversa da quella del Ministro Patuanelli, prevede un bonus mobilità con abbonamenti per il trasporto pubblico, sharing mobility e biciclette elettriche, in cambio della rottamazione di auto inquinanti, con 70 milioni di euro all’anno da mettere a disposizione delle famiglie attraverso i Comuni. Un modo per incentivare la popolazione a preservare l’ambiente anche dopo l’emergenza Covid-19. Certo è che, come spiegato anche all’interno di un articolo pubblicato per “La Nuova Ecologia”, al decreto andrebbero fatte diverse modifiche, soprattutto considerando che In Italia ci sono in circolazione 14 milioni di auto Euro3 o più vecchie e l’anno scorso sono state dismessi più di 700mila autoveicoli Euro 3 o più vecchi. “Se vogliamo che il bonus non sia solo una lotteria (con i fondi esauriti in pochi giorni), le risorse a disposizione della rottamazione del Decreto Clima devono essere elevate a 2.000 euro per ogni auto e riguardare un numero di veicoli dieci volte maggiore, soprattutto per i primi due anni, per incentivare al massimo la migrazione post crisi dalla vecchia auto (spesso usata poco) a mezzi elettrici leggeri, pubblici o condivisi in tutti i Comuni. Non 70 milioni all’anno, ma 500 milioni nel 2020 e nel 2021, per poi scendere velocemente o estendersi agli Euro 4 negli anni successivi” – scrive Andrea Poggio. Solo in questo modo dunque, secondo gli esperti, i benefici potranno incidere realmente sulla spesa delle famiglie italiane, sulla sharing mobility, la mobilità leggera (elettrica e non) e, di conseguenza, anche sul trasporto pubblico che altrimenti dovrà essere finanziato dalla fiscalità generale statale e comunale. L’obiettivo è dunque quello di rendere la mobilità punto nevralgico della ripresa, non solo per risollevare un settore piegato dalla crisi, ma anche per aprire i mercati al settore elettrico, con il fine di offrire sicurezza e libertà ai cittadini e, allo stesso tempo, arginare le problematiche ambientali.

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