Infrastrutture, l’Europa blinda il gas delle isole e guarda al futuro con nuovi progetti verso il “green”

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I progetti transfrontalieri sul gas non saranno più etichettati come PIC, ovvero di interesse comunitario a partire dal 2029, fanno eccezione però Malta e Cipro. E’ quanto deciso dal Consiglio Europeo, in particolare dai 27 ministri che hanno appoggiato in pieno la proposta del Portogallo che, già nella bozza di riforma, aveva blindato il gas di Malta (Melita) e Cipro (EasMed).

Quella che arriva da Lussemburgo è una ulteriore novità alla riforma del regolamento TEN-E che riguarda, nello specifico, il futuro delle infrastrutture energetiche europee. Un regolamento che, di fatto, è stato riscritto con eccezioni e clausole specifiche che hanno visto però “salvi” i progetti che riguardano le due isole. La decisione, spiegano i vertici, arriva per arginare il rischio di escludere due paesi già troppo isolati, dai benefici della transizione energetica che avrà bisogno di tempo per trovare il proprio spazio ed espandersi, sia in termini istituzionali, sia per quanto riguarda le abitudini dei cittadini.  Per i due Stati insulari è stato dunque ritagliato un ruolo particolare che ha lascia una porta aperta a nuovi progetti di gasdotti che possano collegarli al continente in futuro.

Al centro dei riflettori c’è, in particolare, il gasdotto EastMed con cui l’Europa, ormai da anni, sogna di attingere alle risorse di gas del Mediterrano orientale, volgendo il proprio sguardo verso Egitto, Cipro e Israele. Anche il gasdotto di Malta, Melita, gioca però un ruolo fondamentale: “Nel caso di Cipro e Malta – hanno scritto sul comunicato finale del vertice i 27 paesi – tuttora non interconnessi alla rete transeuropea del gas, i progetti in fase di sviluppo o di pianificazione cui è stato attribuito lo status di progetto di interesse comune a titolo del precedente regolamento manterranno tale status fino al completamento dell’interconnessione. La deroga è intesa a porre fine all’isolamento di questi due Stati membri e dare loro accesso ai futuri mercati dell’energia, compreso l’idrogeno” – hanno specificato.

Oltre le due eccezioni, il Consiglio europeo ha convalidato la fine del supporto a nuovi progetti che riguardano gli idrocarburi e la decisione, inoltre, di introdurre criteri di sostenibilità vincolanti per ogni progetto. Il periodo transitorio terminerà il 31 dicembre 2029, entro quella data le infrastrutture per il gas esistenti che non saranno state adeguate “potranno essere utilizzate per trasportare o stoccare una miscela predefinita di idrogeno con gas naturale o biometano” – specificano ancora nel comunicato. Stando a quanto emerso, dunque, la linea scelta dai 27 paesi è quella di una strategia comune che supporti i paesi “isolati” per avviare nei prossimi dieci anni una nuova fase che offra spazio ad ulteriori progetti e intensifichi l’obiettivo comune che la Comunità europea sta provando ad attuare, soprattutto dopo l’emergenza sanitaria, con un discorso sulla transizione energetica che non solo si è fatto maggiormente fitto e concreto, ma vede anche nello sviluppo delle infrastrutture energetiche, una risposta maggiormente immediata per gli obiettivi decarbonizzazione e transizione ecologica.

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