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In Europa la micromobilità occupa solo lo 0,1% dei tragitti, ma se la quota salisse almeno fino al 15% (entro il 2030), si potrebbero risparmiare sino a 999 milioni di ore l’anno passate nel traffico. In particolare, con più monopattini, bici e motorini elettrici, il Pil in Europa, crescerebbe dell’1%. E’ quanto emerge dai dati condivisi da InnoEnergy, l’istituto europeo per l’innovazione e la tecnologia. Ma andiamo per gradi.
Spesso e volentieri si guarda quello che offre il territorio senza andare oltre, nello specifico senza effettuare dei calcoli che potrebbero cambiare totalmente la prospettiva. Secondo l’istituto europeo per l’innovazione e la tecnologia, nello specifico, sarebbe necessario iniziare stimando quello di cui alcuni paesi sono carenti. Ad esempio, per quanto riguarda la mobilità, spesso non si calcola che il 40% della superficie urbana è adibita al transito delle auto e al loro stazionamento. Una superficie molto vasta che, di fatto, toglie però spazio ad almeno 12 biciclette o monopattini elettrici, ma non solo. Questi ultimi hanno emissioni di gas serra tra le 7,4 e le 12 volte in meno rispetto a un motorino elettrico, considerando anche che l’energia prodotta per la ricarica non sempre proviene da fonti pulite. Stando ai dati emersi, dunque, se la micromobilità fosse adottata in Europa da un numero maggiore di persone, togliendo spazio alla mobilità tradizionale (sebbene con non pochi sacrifici, viste le abitudini ormai radicate) ci sarebbero vantaggi sensibili sia in termini di diminuzione dell’inquinamento, sia di decongestione del traffico. Fattori, questi ultimi, imprescindibili per potersi orientare verso la transizione ecologica.
Ad oggi, solo lo 0,1% dei tragitti in aree urbane vengono effettuati tramite la micromobilità. Con il 15% dei tragitti, secondo InnoEnergy, si potrebbero ridurre le emissioni di CO2 di 30milioni di tonnellate l’anno, ovvero 12,5% di quanto ha prodotto la sola Germania nel 2019. La micromobilità, dunque, può essere un elemento chiave per la crescita della mobilità sostenibile. In particolare, ha sottolineato Jennifer Dungs, capo della divisione Mobilità della InnoEnergy dell’Eit, nel corso di un’intervista per Repubblica: “la micromobilità elettrica è un elemento essenziale per un sistema di trasporto distribuito e multimodale che utilizza veicoli e modelli di business sostenibili, portando in ultima analisi a un impatto complessivo attualmente positivo sulla qualità della vita nelle città europee. A tal fine – ha concluso – la crescita di questo settore deve essere sostenuta e guidata”.
Alle sue parole fanno eco quelle di Massimo Ciuffini, dell’Osservatorio Nazionale della Sharing Mobility, che ha sottolineato quando sia importante fare attenzione ai numeri. “Il carsharing a Milano nel 2015 valeva circa l’1,5% i tragitti e oggi quella quota è triplicata – ha specificato – applicando però quel che fanno i servizi di condivisione dei mezzi di trasporto a tutto il paese, la quota scende. I monopattini, ad esempio, sono presenti solo nel centro storico di 20 città italiana. Dipende quindi come i calcoli vengono fatti e anche cosa si intende per città. Ma il senso dell’indagine dell’Eit non è tanto il presente quanto descrivere uno scenario possibile e quel che potrebbe comportare se venisse messo in atto. Ed è innegabile che le automobili occupino molto spazio. Se si riducesse il loro numero si aprirebbe un ventaglio di possibilità per sfruttarlo in altro modo. Dandolo ad esempio alle piste ciclabili, alle corsie preferenziali dei mezzi pubblici e al verde, quindi non unicamente per trasportare le persone ma anche per migliorare le loro vite. In ballo, oltre alla riduzione delle emissioni di gas serra, c’è la gestione della mobilità in maniera diversa che investe tutti gli aspetti di una metropoli” – ha concluso.
Secondo quanto emerso dalla ricerca, ma anche secondo quanto dichiarato dagli esperti, offrire una maggiore opportunità alla micromobilità condurrebbe l’Europa, ma anche l’Italia, ad ampi margini di miglioramento, non solo in termini di crescita del Pil, ma anche per quanto riguarda lo stile di vita, in quanto diminuirebbero drasticamente i tempi di percorrenza (per via del traffico decongestionato) e, indubbiamente, l’aria delle città diventerebbe più salubre. Un passo avanti che potrà essere possibile solo “trovando il coraggio” di togliere al tradizionale per orientarsi, definitivamente, verso il nuovo.