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Compiere passi maggiormente ponderati per il raggiungimento degli obiettivi sul taglio delle emissioni di Co2, rimandando alcune decisioni al 2028. E’ la richiesta effettuata dai costruttori di auto rappresentati dall’Acea che ha preso posizione sul contesto in cui questi ultimi si trovano ad operare in vista di quelli che sono gli impegni previsti per i prossimi anni.
Il 2021, in particolare, è stato un anno guidato dalle intenzioni e dalla volontà, poi diventata concreta, della messa al bando – a partire dal 2035 – delle auto nuove non full electric. Per il 2025 è previsto poi un altro taglio delle emissioni Co2 e l’introduzione del ciclo di omologazione Euro 7. Tutti fattori che sebbene guardino al futuro con la speranza di accelerare la transizione, non guardano al presente, in cui gli operatori del settore devono fare i conti con la messa in atto, con progettazioni concrete in alcuni casi difficilmente realizzabili.
Acea, in particolare, chiede il congelamento degli obiettivi sul taglio di CO2 per il 2025 definendo i tempi troppo ristretti perché i costruttori possano adeguarsi – in così poco tempo – a sviluppare motori endotermici e cicli produttivi. Quelle che preme ancor di più Acea è poi l’inasprimento del taglio delle emissioni progettato per il 2030. Ci sarebbero, secondo quest’ultima, impegni vincolanti in capo agli Stati membri affinché sviluppino una capillare e veloce rete di ricarica, con la consapevolezza che servirebbero circa 7 milioni di postazioni per rispondere alla diffusione dell’auto elettrica, ma non si è pronti per fare in modo che questo accada entro il 2030.
“Crediamo fermamente che un obiettivo su 2035 (stop alle vendite di auto nuove che non siano a zero emissioni) – ha commentato il direttore generale Eric-Mark Huitema – dovrebbe essere fissato quale parte del riesame da condurre nel 2028, anziché definirlo adesso. Oggi è semplicemente troppo presto per fissare un obiettivo di riduzione del 100% delle emissioni di CO2 proposto dalla Commissione e, fondamentalmente, una messa al bando del motore termico, in una fase nella quale ci sono ancora troppe questioni aperte. Ad esempio, come si svilupperà l’infrastruttura e la diffusione dell’elettrico tra i consumatori nei prossimi anni? Che tipo di tecnologie in grado di stravolgere la partita arriveranno sul mercato tra oggi e il 2035?” – ha sottolineato.
La richiesta, in particolare, è quella di far slittare di qualche anno le decisioni, prendendosi del tempo per decidere con maggiore parsimonia e consapevolezza sui passi da intraprendere per il futuro. “Se gli obiettivi ambiziosi sulla CO2 non sono accompagnati da obiettivi realistici sulla diffusione dell’infrastruttura – ha proseguito – o se le tempistiche non sono allineate con ciò che è praticamente possibile, l’impatto sociale ed economico di una transizione non gestita alla mobilità a zero impatto carbonioso sarà enorme. I cittadini rischiano di vivere una povertà della mobilità se le macchine diventeranno troppo care” – ha concluso.
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