Mobilità urbana, Italia divisa in due: tra problemi e innovazione

L’Italia è in ritardo rispetto ai limiti imposti dall’Europa per il 2030. È quanto emerso dalla campagna “Città2030 – Come cambia la mobilità”, promossa da Legambiente che ha analizzato la situazione in 17 città italiane: Milano, Genova, Firenze, Prato, Bologna, Torino, Padova, Perugia, Modena, Pescara, Napoli, Messina, Olbia, Avellino, Trieste, Reggio Calabria e Roma. Nessuna di queste rispetta ancora i futuri limiti europei sulla qualità dell’aria previsti per il 2030. Nei prossimi cinque anni, ciascuna dovrà ridurre le concentrazioni di PM10 tra il 3% e il 35% e quelle di NO2 tra il 5% e il 40%.

Il tasso di motorizzazione resta elevato, con picchi di 78 auto ogni 100 abitanti a Olbia e un minimo di 48 a Genova. Roma conta 66 auto ogni 100 abitanti, Milano 52,5 e Napoli 61, valori ben superiori a quelli di città come Barcellona (41), Londra (36), Amsterdam (25,7) e Parigi (25). L’auto privata è ancora il mezzo più utilizzato: a Olbia è scelta dall’81,3% della popolazione, a Reggio Calabria dal 65% e a Roma dal 59,3%. In confronto, a Parigi solo il 4,3% dei cittadini si sposta in auto.

Gli incidenti stradali continuano a essere un problema, con la maggior parte che avviene su strade urbane. Tuttavia, si registrano segnali positivi: 16 delle 17 città analizzate hanno avviato progetti per rinnovare le flotte di autobus con mezzi elettrici e, in alcuni casi, a idrogeno (come a Bologna e Modena). Inoltre, 12 città stanno realizzando nuove linee tramviarie o ammodernando quelle esistenti, infrastrutture fondamentali per migliorare la connettività urbana, come dimostrano le esperienze di Firenze e Padova.

Un risultato significativo arriva da Milano, dove la quota di spostamenti con i mezzi pubblici ha superato quella dell’auto privata (48% contro 43%), segnando un punto di svolta nella mobilità urbana italiana. A Roma, oltre all’istituzione della Fascia Verde, si distingue l’integrazione tra trasporto pubblico e sharing mobility: l’abbonamento annuale include un pacchetto di corse gratuite con bici e monopattini in condivisione.

Nonostante questi progressi, la diffusione delle auto elettriche è ancora limitata: secondo i dati ACI 2023, rappresentano appena lo 0,55% del parco circolante, con percentuali superiori all’1% solo a Milano e Roma. Il paradosso è che, pur avendo un numero di punti di ricarica superiore alla media europea (19 ogni 100 auto elettriche, contro i 14 della Francia, i 7 del Regno Unito e gli 8 della Germania), l’Italia presenta una distribuzione disomogenea: il 57% delle colonnine si trova al Nord, il 20% al Centro e solo il 23% tra Sud e Isole.

“Dai dati emerge chiaramente un Paese che procede in due direzioni opposte”, dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “Da un lato, il governo concentra le risorse su grandi opere come il Ponte sullo Stretto, lasciando sottofinanziato il trasporto pubblico. Dall’altro, molte città italiane, al di là delle appartenenze politiche, stanno investendo in una mobilità più sostenibile e inclusiva. Per questo chiediamo al governo Meloni un immediato cambio di rotta anche sul fronte delle politiche industriali, a partire dal ripristino del Fondo Automotive”.

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  • Uno scenario che rispecchia perfettamente ciò che viviamo ogni giorno: da un lato criticità storiche mai risolte, dall’altro esempi concreti di innovazione urbana. Noi di Alkè vediamo quotidianamente quanto la mobilità sostenibile possa essere una risposta efficace, se supportata da visione strategica e investimenti mirati. Serve più coraggio per rendere questi esempi virtuosi la norma, e non l’eccezione.

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