Mobilità, a Berlino dietro front sulla sostenibilità: ecco cosa è successo

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Berlino, una delle capitali europee celebre per i suoi sforzi verso una mobilità sostenibile, sembra aver preso una direzione diversa ultimamente mettendo un freno alle iniziative volte a ridurre il traffico automobilistico in città. In particolare, la capitale tedesca, ha intrapreso una strada che molti considerano poco promettente puntando su una politica che prevede meno incentivi per l’abbandono dell’auto privata.

Indubbiamente, la città vanta una robusta rete di trasporti pubblici e una miriade di piste ciclabili. Tuttavia, Berlino è anche la patria di una delle più grandi industrie automobilistiche globali, e questa influenza sembra riflettersi nella politica della nuova amministrazione regionale, insediatasi lo scorso febbraio. Fattore che sta portando molti a perdere fiducia nei confronti di questa amministrazione.

Ragnhild Soerensen, portavoce di “Changing Cities” ha recentemente dichiarato che “I membri del partito cristiano-democratico hanno avanzato una proposta volta a emendare la legge sulla mobilità a Berlino, che, di fatto, elimina tutti i benefici che la cittadinanza gode quotidianamente dalla mobilità sostenibile. Tutto viene azzerato, a favore dell’uso delle auto in città”.
Il governo regionale di Berlino aveva inizialmente fatto progressi nel tentativo di ridurre il traffico automobilistico nell’area, ma l’Unione Cristiano-Democratica (CDU) ha trionfato nelle elezioni di febbraio, portando a una brusca interruzione di tali iniziative, come spiega il consigliere regionale conservatore Johannes Kraft.

“Esistono diverse zone nella Regione di Berlino dove, sfortunatamente, non vi sono adeguati collegamenti con il sistema di trasporto pubblico – spiega – servizi come consegne e pulizie necessitano dell’uso dell’auto. Ignorare questo aspetto non è una soluzione. Al contrario, è fondamentale garantire che tutti i mezzi di trasporto siano adeguati, ed è ciò che abbiamo cercato di fare attraverso le modifiche apportate alla legge sulla mobilità” – conclude.

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