Bergamo e Brescia sono prime in Europa per numeri di morti sottili. E’ quanto emerso da un’analisi pubblicata su The Lancet Planetary Health, condotta dai ricercatori dell’Università di Utrecht, del Global Health Institute di Barcellona e del Tropical and Public Health Institute svizzero.
Il primato, riguarda nello specifico, il particolato fine PM2,5 e il tasso di mortalità da polveri sottili. Le città italiane all’interno di questa classifica europea sono quattro, dopo Brescia e Bergamo (rispettivamente al primo e al secondo posto), ci sono Vicenza, al quarto e Saronno all’ottavo. Bari non risulta all’interno della classifica. Un dato positivo confermato anche dai recenti dati Arpa secondo i quali, nel capoluogo pugliese, le emissioni sarebbero invece in calo.
In questo caso si tratta in particolare delle emissioni riguardanti le particelle inquinanti pm10. I dati sono stati presentati all’interno del rapporto sul monitoraggio 2020. Per il sesto anno consecutivo, a Bari non sono stati superati i limiti di emissioni previsti di legge.
E’ dal 2014, infatti, che non si verifica il limite dei trentacinque superamenti annui rispetto alla soglia di 50μg al metro cubo previsti dallo stato italiano. Anche per quanto riguarda i limiti imposti dall’Organizzazione mondiale della Sanità, pari a tre superamenti annui, quattro centraline baresi hanno registrato, nell’anno appena passato, valori inferiori rispetto al 2019. Si tratta delle centraline collocate in via Caldarola, a Japigia, in viale Kenndy a Poggiofranco e infine a Carbonara e a Corso Cavour, zona centralissima. Un’unica eccezione è stata registrata però nella centralina posizionata nei pressi del Cus.
Tendenzialmente si tratta di dati postivi in controtendenza rispetto a quelli delle altre città italiane, soprattutto in merito alla classifica europea. Nel continente, l’inquinamento atmosferico, continua ad essere un tasto dolente, soprattutto per la salute delle persone. A Brescia, il tasso di mortalità, nel 2020, è stato del 15%. Una percentuale altissima se si considera che, l’anno appena passato, ha visto in molti casi i centri urbani anche svuotarsi a causa del lockdown.
“Il miglioramento della qualità dell’aria in Puglia – ha commentato il direttore dell’Arpa Puglia, Vito Bruno – “in media, nel 2020 è il frutto di un combinato disposto di controlli più numerosi, innovazione tecnologica nelle attività produttive e una maggiore sensibilità per la tutela ambientale, che ci auguriamo continui a crescere tra cittadini e operatori economici”. Bruno ha inoltre precisato che, per fare in modo che questo accada, sono in fase di elaborazione i dati relativi al 2020 per tutti gli altri inquinanti previsti dalla legislazione nazionale in materia di qualità dell’aria. Un costante monitoraggio assieme a prevenzione e sensibilizzazione al tema ambientale è, infatti, secondo gli esperti, la chiave per poter aspirare a dati confortanti come quelli riguardanti il capoluogo pugliese.