Automotive, una task force per favorire la transizione ecologica in Italia. La proposta al Governo

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Una task force per favorire, con un piano strategico, la transizione ecologica. E’ l’idea proposta da Anfia, Unrae e Federauto, le tre sigle che rappresentano il mondo della distribuzione e della produzione del comparto, al governo. Obiettivo, chiedere alle istituzioni di “Cambiare il passo”, con proposte che, attraverso una sinergia tra pubblico e privato sia in grado di fornire dialogo costante utile per velocizzare e facilitare il processo di transizione.

Dal rifinanziamento degli incentivi per le auto nella fascia 61-135 g/km Co2 e per i veicoli commerciali alla proroga dell’ecobonus fino al 2026 per le auto fino a 60 g/km Co2, ma non solo, anche scadenze più flessibili per la transizione energetica. Sono solo alcune delle proposte illustrate dalle tre sigle del settore che hanno proposto, inoltre, ulteriori investimenti nelle infrastrutture di ricarica per superare il gap con gli altri Paesi europei. L’Italia, va specificato, si trova attualmente al sedicesimo posto in merito al tema. Secondo Anfia, Unrae e Federauto, che hanno avviato già i lavori relativi alla task force, unendo le forze, è necessaria una interlocuzione costante per fronteggiare un cambiamento, di fatto, necessario.

“Sarebbe curioso non ascoltare un comparto che pesa il 20% del Pil” – ha commentato nel corso della conferenza Michele Crisci, presidente dell’Unrae, l’associazione dei costruttori esteri – “si potrebbe prevedere un piano di detrazioni fiscali per privati e aziende che vogliono investire nelle infrastrutture di ricarica, come avviene nell’edilizia con il bonus per riqualificare le facciate degli edifici” – ha proseguito. Quello appena passato, va specificato, è stato un anno complicato per il comparto che, a causa dell’emergenza sanitaria, ha vissuto alcuni momenti di crisi. Nonostante questo, per la prima volte, le vetture ibride hanno superato quelle diesel, segno del fatto che, così come proposto da Anfia, Unrae e Federauto, gli incentivi potrebbero favorire un’accelerazione di questa tendenza.

Stando ai dati, le vetture elettriche e ibride sono salite dallo 0,1% della produzione italiana del 2019 al 17,2% nel 2020. La stima è che nel 2021 si arriverà al 37,5% senza escludere la probabilità che questi numeri possano crescere ulteriormente. “Per la filiera auto – ha commentato invece Paolo Scudieri, presidente dell’Anfia – servono investimenti in nuove tecnologie: non solo elettrico, ma anche idrogeno, connettività, digitalizzazione dei processi. Interventi da attuare tramite il Recovery Plan. Il futuro è ambizioso”.

Grazie agli incentivi sono state infatti rottamate circa 125.000 vetture tradizionali, dunque inquinanti. Si tratta, in particolare, di un risparmio di oltre 61mila tonnellate di CO2/anno. Lo stivale d’Europa però è ancora lontana dai numeri degli altri paesi, con un parco circolante ancora anziano rispetto la media (11,5 anni, contro i 9 di Germania e Francia). Per rinnovare l’intero parco italiano, spigano gli esperti, con il ritmo attuale ci vorrebbero almeno 27 anni. “Il 2020 – ha spiegato infine  il presidente di Federauto, Adolfo De Stefani Cosentino – ha avuto impatti significativi sulle reti dei concessionari con un pesante calo del fatturato (in media del 25%). La riforma della fiscalità auto può accelerare il rinnovo del parco circolante auto obsoleto e poco sicuro e colmare il gap competitivo con gli altri principali Paesi dell’Europa”.

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