Era il 1905 e in tutto il territorio italiano circolavano solo 2.229 veicoli. Fu quello l’anno di nascita dell’ACI – Automobile Club d’Italia, che oggi segue e sostiene l’evoluzione di tutti i fenomeni concernenti l’automobilismo lungo lo Stivale, in cui i veicoli circolanti sono decine di milioni. L’ACI trae le sue origini dalla istituzione, nel 1898, dell’Automobile Club di Torino che, nel 1904, prese il nome di Unione Automobilistica Italiana allo scopo di favorire lo sviluppo dell’automobilismo in Italia, associare gli automobilisti e organizzare manifestazioni sportive.
Seguendo l’esempio di quanto avvenuto a Torino, in altre città italiane come Firenze, Milano, Genova, furono presto fondati altri Automobile Club e ciò rese presto necessario la costituzione di un unico organo, che fosse interlocutore unitario tra lo Stato e l’utente della strada e che, senza essere influenzato da interessi settoriali, fosse rappresentativo dell’Italia anche presso le associazioni che si erano già costituite all’estero. È in questo contesto che, il 23 gennaio del 1905, all’indomani dell’inaugurazione del 2^ Salone Internazionale di Automobili, allestito nel parco del Valentino di Torino, vide la luce, come ente nazionale, l’Automobile Club Italia, con sede nella stessa città di Torino. A ufficializzarne la nascita furono, in particolar modo, 9 gentiluomini italiani: il marchese Ginori di Firenze, il cavaliere Agnelli di Torino, il marchese Ferrero di Ventimiglia, l’avvocato Goria-Gatti di torino, il conte Corinaldi e il commendatore Rignano di Padova, il marchese di Soragna e il cavaliere Massoni di Milano, l’ingegnere Gamba di Genova. Si trattava, allora, di una federazione a carattere privatistico, riservata ai pochi proprietari di automobili e rappresentativa dei vari Club regionali e delle relative sezioni locali, con un ruolo di rappresentanza ufficiale nei rapporti con l’estero e con attività dedicata per lo più alla regolamentazione dello sport automobilistico.
Negli anni della Prima Guerra Mondiale, ogni attività sportiva fu sospesa e, più in generale, si affievolì ogni fervore organizzativo dell’associazione, che riprese solo nel 1922 con la fondazione degli Automobile Club del Veneto, di Terni e di Roma. Da allora, in breve tempo fu facile il moltiplicarsi del numero dei Club che, nel 1926 arrivarono ad essere cinquanta in tutta Italia, con quasi 10mila soci. Nello stesso anno, l’ACI fu trasformata da associazione in “ente morale” – in virtù dei suoi fini di spiccata rilevanza sociale – e assunse, così, la denominazione di Reale Automobile Club d’Italia, RACI: ad assumersi l’Alto Patronato, insieme a Benito Mussolini, fu infatti, Sua Maestà Vittorio Emanuele III.
Agli anni tra il 1926 e il 1929 si deve la nascita degli Uffici ACI ai valichi di frontiera e la pubblicazione delle prime carte stradali. Nello stesso periodo, si svolsero le prime conferenze nazionali del traffico, fu salvato l’autodromo di Monza dal fallimento e, nel 1934, i Club provinciali acquisirono l’autonomia completa e una propria personalità giuridica. Nel frattempo una consolidata giurisprudenza del Consiglio di Stato e della Corte di Cassazione dichiarò il RACI Ente Pubblico. È con la Costituzione repubblicana e il D.P.R. dell’8 settembre del 1951 che il nuovo statuto ne ribadì la natura di ente morale, riqualificandolo come Federazione di Automobile Club provinciali e di altri enti ed associazioni con fini convergenti, che però mantengono la propria autonomia gestionale e patrimoniale.
Nel dopoguerra, il boom dell’automobile, portò ad un aumento vertiginoso del numero dei soci che, da poco più di 43mila nel 1945 toccò la vetta di 305.500 nel 1960. Nel 1950, l’Aci fu riconosciuto come Federazione sportiva dell’automobilismo da parte del Coni, mentre nel 1975 si consolidò anche il suo ruolo di ente pubblico, riconosciuto e sancito definitivamente con la cosiddetta Legge del Parastato del 20 marzo di quell’anno. Il decennio 1974-1984, fu, poi, decisivo per la definitiva affermazione e per lo sviluppo dell’ACI, in quanto iniziò a farsi strada il criterio della conduzione manageriale dei servizi offerti agli oltre due milioni di soci: tra questi il soccorso stradale su tutto il territorio nazionale e un centro di assistenza telefonica 4212 (“Pronto ACI, ACI pronto”), scelto dalla RAI quale partner privilegiato per la realizzazione dell’unico servizio di informazione per gli automobilisti, Onda Verde, divenuto famoso in tutta Europa. Gli anni ’90 videro l’ACI protagonista della creazione di ”ARC Transistance”, Società Panaeuropea d’Assistenza, insieme ai principali Automobile e Touring Club europei.
Riconosciuto dalla FIA – Féderation Internationale de l’Automobile come l’unica Autorità nazionale in Italia per lo sport automobilistico, nel nuovo millennio l’ACI ha riposto gran parte delle sue energie nella promozione e diffusione della passione dello sport automobilistico, a partire dal suo contributo nell’ambito della guida in sicurezza in occasione dei Giochi Olimpici Invernali di Torino del 2006 e dal suo intervento per la riapertura del Museo dell’Automobile di Torino nel 2011. Numerose sono state, infine, negli anni, le campagne di informazione e sensibilizzazione sul tema della sicurezza stradale e dei più innovativi sistemi elettronici di stabilità per le automobili. Il tutto, nel nome di quella passione per le quattro ruote e per l’automobilismo sportivo che ha sempre contraddistinto l’ACI, nella sua storia ultrasecolare.
(Foto: sito ufficiale Automobile Club Italia)