La Opel Frontera compie 30 anni. In occasione del suo compleanno, il canadese Garry Sowerby ricorda il giro del mondo effettuato nel 1997, probabilmente l’avventura più estrema mai intrapresa con questo fuoristrada. Ci saranno sicuramente stati alcuni momenti nei quali Garry Sowerby si è chiesto se non fosse diventato pazzo. Come aveva fatto a farsi coinvolgere in questo viaggio? Uno di questi momenti fu con ogni probabilità quando il suo contatto iraniano Ahmad Homayouni gli chiese che tipo di armi avesse nel bagagliaio. E, in particolare, quando Sowerby vide lo stupore sul volto dell’uomo dopo aver sentito la sua risposta: “Nessuna”.
Sulle tracce di Giulio Verne
Dal punto di vista di un abitante del luogo si trattava di una reazione più che comprensibile: questo tizio voleva attraversare il Deserto Sabbioso del Pakistan con i suoi due amici, percorrendo circa 600 chilometri lungo il confine con l’Afghanistan. A parte le temperature superiori ai 45 gradi centigradi, su quella strada viaggiavano sempre contrabbandieri di petrolio e di oppio e tutta la regione era infestata dai ribelli afgani, armati fino ai denti. Garry Sowerby voleva attraversarla, semplicemente questo. Andare disarmato da Kerman in Iran, attraverso il deserto, a Nuova Delhi in India. E da lì a Chennai nella Baia del Bengala, dove lo attendeva la nave per l’Australia.
Gli iraniani e chiunque altro, eccetto i britannici, potrebbero pensare che un’impresa di questo genere sia una follia. I veri inglesi, invece, più probabilmente la considererebbero l’espressione estrema del loro famoso spirito sportivo e di avventura. Dopo tutto, un certo Giulio Verne aveva già scritto un romanzo nel 1873 su un inglese di nome Phileas Fogg che fece il giro del mondo in 80 giorni. Questi tre signori nel 1997 intendevano farlo in quattro settimane. E allora?
Trazione integrale e turbodiesel – semplicemente ideale
E questi tre dovrebbero farsi dissuadere dal deserto, dai contrabbandieri e dai ribelli? Mai e poi mai. Raggiunsero Chennai esattamente undici giorni, 21 ore e 25 minuti dopo essere partiti da Londra, il 1 ottobre 1997. Cinque minuti (!) più tardi di quanto avessero calcolato quando avevano pianificato il viaggio.
La “Frontera World Challenge” ha fatto storia, ed è solo uno dei numerosi record stabiliti dall’ormai 70enne Garry Sowerby nel corso della sua vita di avventuriero del motorsport. Ad Halifax, nel Canada, è ancora Presidente e Amministratore Delegato dell’ “Odyssey Management Team”. Ed egli ha ricordato questo viaggio di 24 anni fa nel corso di un’intervista come se avesse tagliato la linea del traguardo proprio ieri.
Perché la Opel Frontera
Un motivo era il turbodiesel 2.5 da 115 CV (85 kW), che all’epoca era appena giunto sul mercato: “Insieme alla trazione integrale inseribile, era semplicemente ciò di cui avevamo bisogno”. Inoltre era possibile trovare in tutto il mondo assistenza e parti di ricambio adeguate. Sei anni prima, la Opel Frontera aveva iniziato il proprio percorso verso la fama sui mercati automobilistici del mondo. Essendo il primo “Veicolo a trazione integrale per il tempo libero”, anticipò il concetto di SUV (sport utility vehicle), oggi il segmento di mercato che registra la crescita più rapida.
“Comunque, l’assistenza non ci è mai servita”, ricorda Sowerby. I tre avventurieri attraversarono il continente australiano, esattamente 7.884 chilometri, dove la Frontera era in vendita con il marchio Holden, in tre giorni, diciassette ore e 17 minuti. Da lì, proseguirono in aereo verso la Nuova Zelanda.
Inarrestabile, neppure dalla Barbie
Il viaggio in aereo rivelò un vantaggio a cui normalmente un proprietario di Frontera non avrebbe mai pensato. “Grazie alle dimensioni e al peso, questo fuoristrada a trazione integrale era adatto al trasporto aereo. Entrava infatti alla perfezione nei container da 20 piedi nei quali veniva spedito attraverso il Pacifico e l’Atlantico”. A Taiwan, tuttavia, ci fu un imprevisto che avrebbe potuto sconvolgere il rigido programma definito dal glaciale team britannico. La nave che avevano prenotato decise di cancellare improvvisamente il viaggio con la Opel Frontera. Il motivo: dovevano prelevare immediatamente un carico di bambole Barbie che dovevano essere consegnate con la massima urgenza per la stagione natalizia. Senza perdere tempo, Sowerby riuscì a coinvolgere la stampa internazionale di lingua inglese affinché facessero cambiare idea alla società cargo e ci riuscì.
Da più 45 a meno 15
I giramondo misero piede sul continente americano in Alaska. Dopo tutto, chi non vorrebbe avere sempre vita facile? Dopo i 45 gradi del deserto del Pakistan era arrivato il momento di godersi l’estremo opposto: sulla strada che attraversava le regioni settentrionali del continente americano per dirigersi a New York, il team poté rinfrescarsi a temperature che scesero anche a meno 15 gradi. Che comunque non rappresentarono affatto un problema per la Opel Frontera. Il modello prodotto in serie era stato solo leggermente modificato dagli specialisti, che avevano per esempio rinforzato l’asse anteriore, applicato una speciale protezione sottoscocca, il rollbar, le cinghie e un serbatoio e un filtro dell’aria più grandi e, ovviamente, il climatizzatore.
Dalla Grande Mela i tre attraversarono l’Atlantico per dirigersi verso la Spagna, poi passarono per la Francia per giungere al traghetto Dover-Calais, da cui fecero poi ritorno a Londra. Giovedì 11 dicembre 1997 la Opel Frontera parcheggiò davanti all’Old Royal Observatory di Greenwich. Dopo aver percorso 29.000 chilometri in quattro continenti e attraverso 16 paesi. Deducendo i tempi di volo e di viaggio in nave, il team effettuò il percorso in 21 giorni, due ore a 14 minuti.
Tenacia, fortuna e capacità
Arrivarono alle 10.30 in punto. Ora locale, ovviamente. Infatti Garry Sowerby, Colin Bryant e Graham McGaw avevano sempre cambiato l’ora per tempo, senza commettere l’errore che aveva quasi fatto perdere la scommessa a Phileas Fogg.
“Guidare un’auto in giro per il mondo è un test di durata complesso, costoso e faticoso, che richiede tantissima tenacia, fortuna e capacità”, ricorda Garry Sowerby. “Ce l’abbiamo fatta grazie alla Opel Frontera”. Inoltre, ricorda, Opel fu un ottimo sponsor. “Il 1997 fu l’ultimo anno di produzione della prima serie della Opel Frontera. Dopo il nostro viaggio, la gente avrebbe dovuto chiedersi: se una cosa del genere è possibile con questa vettura, quanto deve essere valida la prossima?”